lunedì 16 novembre 2009


Capitolo Trecentotrentesimo. Sabato sera alla discoteca

Sabato sera, a ballare, proprio non ci volevo andare. Non che ci fosse nessuno a puntarmi una pistola alla testa, ad intimarmi ad entrare in quella discoteca di infima categoria, ma. Ma dieci minuti dell'amico D., a guardarmi negli occhi e dirmi Ti prego, sai che insieme ci divertiamo e Ti giuro che appena ti annoi ti porto a casa ti fanno capire che la violenza psicologica è più subdola, ma non meno efficace.

Quindi in quella discoteca ci ero entrata, pentendomi nel momento stesso in cui la mia mano sfiorava la drink card. Volevo fuggire di nuovo fuori, nella rassicurante nebbia, ma la mano di D. mi tratteneva, delicata ma ferma, guidandomi al guardaroba.

Dentro sapevo gia cosa mi aspettava: segaioli con età variabile tra i 15 ed i 65, ragazze così giovani da ispirarsi alle bambole nel trucco e nell'abbigliamento (Tra l'altro lo sapevate che nella collezione 2009/2010 è uscita Barbie battona? In tre varianti: BDSM, lolita e donna da marciapiede), qualche bell'imbusto che se la tirava cosi tanto da farmi ricredere sull'elasticità di alcuni materiali.
Un tale stuolo di chiome tinte, ciglia finte, latex e pelle da sembrare di partecipare ad film porno ungherese di seconda categoria.

Un film porno, però, senza vie di fuga, dove non era possibile fare eject della videocassetta ed andare a dormire con un po' di vergogna. Non mi restava che ballare una musica rave-style, solo molto piu sfigata.

Tanta gente che ondeggiava a tempo con solo due passi: sposta il peso a destra, sposta il peso a sinistra, ripetuti non necessariamente in modo alternato. Solo un uomo rompeva la monotonia della folla, muovendosi di femmina in femmina. Egli urlava un breve discorso nelle orecchie della prescelta, che diniegava risoluta.

Che fosse un regista porno ungherese in cerca di attrici?
Si stava avvicinando a me: la serata stava prendendo una buona piega, almeno per la mia curiosità, sino a quando una ragazza acconsentì.

Salì sul palco e si scoprì che nel pubblico c'era un tipo che portava in scena un performance in cui veniva schiaffeggiato e calpestato. Praticamente un furbacchione che cercava una mistress. La ragazza ci diede dentro, ma con dolcezza.

Delusa guardai D.:
- Perché non è toccato a me?
- Perché la giustizia divina ha voluto impedire che trasformassi la tua carogna in sessanta giorni di prognosi.