venerdì 26 dicembre 2014


Capitolo Trecentosettantunesimo. Flat hunting, part 2

Ho iniziato la mia ricerca di casa 26 ore prima e dopo un primo giorno orribile ho quasi paura a continuare con il secondo.

Danny è il primo della lista, appuntamento a mezzogiorno. Arrivo alle 12 in punto e busso. Nessuno, aspetto. 12.10: busso di nuovo, nessuno. 12:20, ribusso. Telefono: I'm on my way.
Finalmente il uno dei miei possibili coinquilini si materializza davanti alla porta.
- Sorry, but I thought  the she was at home.
She? Entriamo.
- Mum! Mum!
Mum? Si rivolge finalmente a me.
- No idea where she is. You know, my mum is so fat that she cannot climb the stairs. The room we are renting is hers. She is now sleeping on the sofa.
Indica il divano nel salotto.
- You know, I'm travelling and I don't want to leave her alone. She needs help.
Scappo.

La seconda della lista è Rowan. La casa ospita solo ragazze e la cosa non mi piace per niente. Entro, mi siedo al tavolo della cucina. Le ragazze sono due, una si sta smaltando le unghie. Mi lancia solo un'occhiata schifata e prima di smettere di prestarmi attenzione. La terza scende dalla scale, alta, magra, giunonica: una modella.  Inizia il colloquio.
- Where do you work?
- At the H. hospital.
- Are you a physician?
- No
- Are you a nurse?, la voce si fa schifata.
- No, I'm a computer scientist, I'm a researcher.
La mia risposta distrae finalmente miss Smalto dalla sua opera.
- So you're that kind of person! I don't think we'll have much to talk.
Scopro che lei è una fashion assistant e che la modella è veramente una modella.
Le domande si susseguono veloci. Il mio stipendio, la durata del contratto, la mia vita sentimentale. Mi chiedo dove stiamo andando a parare e inizio ad innervosirmi.
- Do you have any question for us?
Finalmente è il mio turno: chiedo se posso avere ospiti. La Giunonica prende la parola:
- We host only female. The entrance is strictly forbidden to guys. I'm a naturist and I won't feel comfortable if I know that a guy entered in the house. In general, I mean.

Getto la spugna.

lunedì 22 dicembre 2014


Capitolo Trecentosettantesimo. Flat hunting, part 1

Londra: una megalopoli da 8,5 milioni di abitanti. 32 boroughs, innumerevoli quartieri e un solo obiettivo: mettersi un tetto sopra la testa. Ci sarebbero decine di possibilità per trovare una stanza, ma la più economica è un sito web: spareroom. Su spareroom ci si iscrive e si inizia a cercare una sistemazione: zona, budget, preferenze per i coinquilini. Poi ci si scambia numero di telefono e si fissa un appuntamento per vedere l'appartamento. E poi si piange.

Sono a Londra poco più di 12 ore e ho il primo appuntamento. Zona Ovest, 160£ a settimana. Il proprietario mi mostra la casa. Una gabbia per conigli: 9 persone, un bagno, cucina praticamente nell'ingresso. Una delle ragazze mi dice che di meglio non può trovare, a quel prezzo.
Ho altri quattro appuntamenti quel giorno: non posso uccidere la speranza alle 10am del giorno 1.

Sempre zona Ovest, sempre 160£ a settimana. Il precedente inquilino mi mostra la sua stanza, con vista binari della metropolitana. Moquette pregna di una polvere vecchia almeno una guerra. Si sente la metro quando passa? No, assolutamente. Poi una vibrazione della finestra e uno sferragliare di rotaie rivelano la verità. No, è che dopo un po' ci si abitua. Ah.
Se vuoi c'è un'altra stanza dall'altro lato. La ragazza ci apre una fessura della porta. Di più non si può: c'è il letto. Mi racconta che dietro al muro c'è un armadio e se proprio voglio esce lei, così posso entrare io. Rinuncio.

Intanto ha anche iniziato a piovere. Mi sposto a sud-ovest, 150£ a settimana. Citofono sino allo sfinimento, quando una vecchia Mama decide che una ragazza non può stare sotto quella pioggia e mia apre il portoncino del palazzo. Da sotto la porta vedo che la luce nell'appartamento è accesa, busso alla porta.
- Who are you?
Mi volto: la polizia. Lei magra, bionda, arcigna. Lui altro, grosso, spaventoso.
- I'm here to look for a flat.
- Do you know the person in?
- No, I've found the ad and I've an appointment.
- Do you know the person in?
- No, we exchange some messages via the website and made this appointment.
- What website? Can you prove it?
In che pasticcio sono finita? Estraggo il cellulare, prego nella connessione dati. Mostro loro la conversazione con Mike, il padrone di casa. Sono ormai sicura che mi ammanetteranno e che mi porteranno via con loro. Invece si rilassano.
- A really dangerous person lives here. You were lucky that we arrived before him. He is not called Mike, he has mental problems. Serious one.
In che pasticcio potevo finire? Sono salva. Ringrazio, saluto.

Ormai diluvia senza sosta, mi sposto di nuovo a Ovest. Qualsiasi cosa possa venire fuori nel mio ultimo appuntamento non potrà mai essere peggiore di questo.

mercoledì 17 dicembre 2014


Capitolo Trecentosessantanovesimo. London called.

A dir proprio tutta la verità, London called ormai quasi un anno fa. E quando London calls, alesssia risponde -anche perché l'unica altra cosa che le resterebbe da fare sarebbe la muffa.

Quindi London called, alesssia rispose e poi?
Poi c'è stata la ricerca della prima casa (e che casa!) e poi è arrivato Il Greco (e che arrivo) e poi c'è stato il trasloco nella seconda casa (e che gente!) e poi c'è questo post.

Ok, forse è tempo di raccontare di nuovo qualche storia.


domenica 1 luglio 2012


Capitolo Trecentosessantottoesimo. Hair-style

- Stai bene con i capelli corti, sembri più giovane: dimostri trent'anni.
- Pa, ne devo compiere ventinove.

domenica 17 giugno 2012


Capitolo Trecentosessantasettesimo. dio!

Solita notte da torinesi in Gran Madre: cambiano solo le zeppe -che di solito non porto, e la marca della birra -Poretti venduta sottocosto dopo la crisi del mercato immobiliare.

Traffico bloccato all'altezza del ponte, ci si chiede cosa si aspetti a fare di via Po una zona pedonale notturna per poi rispondersi, immediatamente, che si perderebbe il piacere di vedere la auto posteggiate sequestrate dai carriattrezzi: molto meglio così, con le polveri sottili al massimo storico a compensare il mio stop alle sigarette.

La Gran Madre è la vetrina migliore per la meglio umanità: bimbiminchia minchiaoh, famiglie, uomini scalzi che hanno perso la cintura dei pantaloni, coppie con il gelato, odore e voglia di minchia -l'unico mercato in cui la domanda non riesce mai a sposare l'offerta, e quello lì: camicia azzurra con manica a tre quarti, pantalone capri, mocassino senza calze, più inscopabile della Merkel con le ballerine, che passi il culone, ma la calzatura, dio!, la calzatura!
Lui con la camicia azzurra manica tre quarti, capri, mocassino, la Mercedes Classe A anno 2000, nemmeno avesse la Porche 911 anno 2011, che passi la macchina, ma tirarsela, dio!, la Classe A!
Lui, camicia azzurra, Classe A, capello lungo che voglio fare il milanese, cellulare in mano che voglio fare il milanese, urlando al cellulare che voglio fare quello che ha qualcuno con cui parlare.
Lui, dio!, parcheggia davanti alla Gran Madre e poi al telefono:
- Ci vediamo ai Muri. Come non trovi parcheggio? Io ci ho messo meno di un secondo.
Lui,  dio!, possa tu stanotte spostare stanotte i carriattrezzi a ripulire questa vetrina della meglio umanità.

sabato 31 marzo 2012


Capitolo Trecentossessantaseiesimo. Perché non scrivo più

Mi è stato fatto notare che è dal 5 febbraio che non scrivo più nulla. Pensare che ho anche chiuso l'account Facebook, per non perdere tempo -meglio la internet quella vera, quella piena di gattini.
Non che prima del 5 febbraio scrivessi molto di più. Post centellinati nella frequenza e nei caratteri, così corti che più che post sembravano Tweet -e pensare che l'account Twitter ce l'ho, ma non lo uso mai.

Non ho più nulla da dire: dall'urgenza dell'adolescenza di urlare, sono passata a quella adulta dell'ascoltare. No, non è vero, non del tutto almeno: sono passata all'esigenza del fare e il fare richiede tempo e dedizione.
Fare piani per il futuro richiede tempo. Tempo per capire dove voglio arrivare e cosa voglio sacrificare.
Fare pulizia nella mia vita richiede tempo. Tempo per capire quali oggetti buttare e quali persone evitare.
Fare attenzione a me stessa richiede tempo. Tempo per capire chi sono, cosa mi piace, goderne -prima che sia troppo tardi.

Scrivere una tesi di dottorato richiede tempo e tante, tante parole. Troppe parole.
Ho la nausea delle parole: il problema è quello.

domenica 5 febbraio 2012


Capitolo Trecentosessantacinquesimo. Questione di principio

Se sul tabacco è scritto 'Provoca il cancro' pretendo che sullo zucchero venga scritto 'Provoca il diabete'.