Capitolo Trecentossessantaseiesimo. Perché non scrivo più
Non che prima del 5 febbraio scrivessi molto di più. Post centellinati nella frequenza e nei caratteri, così corti che più che post sembravano Tweet -e pensare che l'account Twitter ce l'ho, ma non lo uso mai.
Non ho più nulla da dire: dall'urgenza dell'adolescenza di urlare, sono passata a quella adulta dell'ascoltare. No, non è vero, non del tutto almeno: sono passata all'esigenza del fare e il fare richiede tempo e dedizione.
Fare piani per il futuro richiede tempo. Tempo per capire dove voglio arrivare e cosa voglio sacrificare.
Fare pulizia nella mia vita richiede tempo. Tempo per capire quali oggetti buttare e quali persone evitare.
Fare attenzione a me stessa richiede tempo. Tempo per capire chi sono, cosa mi piace, goderne -prima che sia troppo tardi.
Scrivere una tesi di dottorato richiede tempo e tante, tante parole. Troppe parole.
Ho la nausea delle parole: il problema è quello.
2 Commenti:
in ogni caso ogni tato fa piacere leggerti, scrivi sempre molto bene, anche se sei stufa delle parole!
Di
Alessandra, scritto alle 02/04/12, 09:11
Vita brevis, ars longa ...
le parole molte volte tolgono, ma nella giusta dose, nella giusta forma e soprattutto nel giusto tempo aggiungono.
Di
Anonimo, scritto alle 01/05/12, 07:31
Se hai qualcosa da dire...
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