venerdì 27 gennaio 2006


Capitolo Centotrentesimo. Io odio la neve


Mercoledì sera buco la bici andando a lavoro.
Giovedì mattina mi sveglio che nevica (e io odio la neve): è quindi impossibile portare la bici a riparare, nonché usare la bici, a meno che non voglia tentare il suicidio.
Dopo circa sei minuti e trecentocinquatatre bestemmie dal mio risveglio, quando sono circa le 09:15, suona il campanello:

- Corriere UPS, devo consegnare un pacco
- Le apro, ma deve attendere un secondo
Corro a mettermi almeno una maglia sul pigiama
- Ma quanto ci ha messo?
- Mi spiace, è molto che suona?
- No, ma ho dovuto aspettare davanti alla porta. Ma si è svegliata solo ora?
Sequela di insulti, tra me e me
- Sa che io è dalle sette che sono in piedi?
- Sa che io sono uscita da lavoro alle 2, stanotte?
- Mi spiace
- Pensi a me. Comunque dov'é che devo firmare?

Riesco a fare colazione e capottarmi fuori casa: corro alla fermata del pullman, dove attendo il 9 per trenta minuti circa. Bestemmio anche un po' ad alta voce, tipo vecchietta rompicoglioni e rincoglionita: sono già in ritardo.

- (Voce fuori campo) Ma ha qualcosa contro la GTT?
Identifico la voce: uomo con giacca blu, con ricamato in giallo GTT.
(Tra me e me) Si metta comodo che le faccio l'elenco
- Mica è colpa nostra se nevica
Neppure mia e, comunque, se ci facciamo spaventare da due millimetri circa di nevischio per terra, non oso immaginare se ne venissero cinque centimetri, magari durante il periodo olimpico. Lo ignoro e continuo l'attesa.

Arrivo in facoltà, faccio le mie ore di assistenza in laboratorio, parlo con la mia relatrice, arrivo a casa con l'unico desiderio di bermi qualcosa di caldo, ma non posso: è troppo tardi. Il bus è rimasto impantanato nel traffico di corso Vittorio e sono dovuta tornare a piedi, altrimenti, molto probabilmente, sarei ancora lì adesso.

Poso a casa quello che devo posare, prendo quello che devo prendere, vado alla fermata del pullman in corso Marconi, dove incontro, ciliegina sulla torta, il maniaco:
- Ma come sei carina. Che bel sorriso. Come ti chiami? Dove stai andando? Che begli occhi. Ti tengo la borsa? Ma sei fidanzata? Ti sto dando fastidio? e che sei così bella...

Lo scollo solo chiudendo la porta del Ristorante, comunque con molta fatica e ricevo l'ennesima buona notizia della giornata: siete solo in due in sale, l'altra è malata, ovvero: inizia a muovere il culo che stasera ti spezziamo la schiena.

Finalmente arrivo a casa, ad un'ora accettabile: correggo la tesi, la spedisco a chi di dovere, mi infilo a letto: domani sarà un giorno migliore.

Infatti sono sei ore e ventotto minuti che smadonno sulle stesse quarantaquattro righe di codice, commenti compresi, cercando di capire cosa non funziona: lo volevo terminere per stasera (mancano ancora circa cento righe, per la croncaca, e ho solo tre ore di tempo).

In più fuori continua a nevicare (e io odio la neve).

3 Commenti:

Se hai qualcosa da dire...

< Home