lunedì 8 novembre 2004


Capitolo Quarto. Fegato e Cioccolato


E' ora di cena, ma stasera non ho nessuna voglia di mangiare. Come al solito. Ricomincio ad avere le nausee, fitte al fegato e lo stomaco chiuso.
Mangerei della cioccolata, se ce ne fosse.

Sto male, peso sempre meno, fumo sempre più. Sono stanca. L'umore è peggio del solito, per quanto sia possibile.
Magari un po' di cioccolata potrebbe tirarmelo su, se solo ce ne fosse.

So che dovrei sformzarmi di buttare giù qualcosa, ma io voglio la cioccolata, e la ciocolata non c'é.

Mi viene in mente un pezzo di Esperanto, di Rodrigo Fresàn.
"- [...] O forse sono troppo codardo per togliermi la vita, scusa, per suicidarmi. E allora ho optato per questa specie di pianificazione pubblica. Per il mio suicidio. In comode rate. Tutti i mesi fino alla mia morte, chiaro. Mi lascio morire a poco a poco. Risparmiando. E' un bel giorno tutti penseranno che sono morto. Di vecchiaia. O di qualche malattia. Ma in realtà a nessuno verrà in mente che mi sono suicidato al rallentatore...
- Non ti capisco. E non lo trovo divertente."


Neppure io lo trovo divertente. Riproverò ad aprire il frigo, o qualche armadietto, magari qualcosa succede. Magari trovo della cioccolata.


Durante la lettura di questo post è consigliato l'ascolto di Fegato. Il fatto che si scelga la versione di Vasco o degli Arsenico è totalmente indifferente e dipende unicamente dai gusti musicali individuali