venerdì 23 novembre 2007


Capitolo Duecentoseiesimo. Case


Rieccomi di nuovo, a innumerevoli giorni di distanza dall'ultimo post, a dispetto di tutte le promesse di continuità fatte in passato.
Comunque, se stavate temendo che la casa fosse invasa da Lactobacillus Bulgaricus e Streptococcus Termophilus non temete: ce n'è la giusta quantità per fare colazione al mattino, ed anche i miei occhi stanno più o meno bene. Diciamo che mi sono di nuovo persa nel marasma di impegni quotidiani, in primis la carriera universitaria, in seguito i soliti problemi domestichesistenziali, che mi conducono, inevitabilmente, nel girone degli esauriti.

I soliti casini per casina: ci avevano illuso con l'ipotesi di una consegna a dicembre, perfetta, impacchettata ed infiocchettata per natale, ed invece nisba, altra attesa, impegnata, ovviamente, per trovare il mobilio, numerose altre inutili suppellettili ed un modo intelligente per disporle.

Sulla cucina io ed il non siamo diventati IKEAfans scegliendo l'impronunciabile modello Liljestad: Cucina liljestad IKEAlo vedete qui in una composizione prelevata direttamente dal sito IKEA (non è la nostra, tranquilli!), che renderemo più hightech con la compresenza di elettrodomestici e complementi in acciaio inox (non appena avremo deciso cosa metterci e dove).
L'ingresso, che assolverà anche la funzione di salotto e studio, invece, è ancora un grande boh, con conseguenti crisi del non, continuamente travolto dai miei numerosi progetti strampalati.

La casa qui è la solita schifezza, particolare che non aiuta certo l'innalzamento del livello relativo al mio buonumore.
La coinquilina L. ha abbandonato la magione qualche settimana fa ed il padrone di casa, Padron E., ha convertito la stanza vacante in studio personale, mentre il coinquilino F. si meriterebbe alcune centinaia di schiaffi al giorno, dai quali viene risparmiato solo in vista della sua dipartita il 3 dicembre prossimo venturo. Ad occupare la stanza giungerà un ascolano un po' freak e logorroico, speriamo un po' meno viziato e cafone del suo predecessore.

Non vedo l'ora di andarmene.