sabato 7 aprile 2007


Capitolo Centoquarantottesimo. Morte e Risurrezione


Avevo creato questo blog qualche tempo (anni?) fa come spazio mio al di fuori di tutto, dove esprimere pensieri parole, opere ed omissioni.
L'avevo preso come il mio piccolo psicanalista di fiducia, gratuito e sempre disponibile.
L'avevo messo on-line nella speranza che vedere le mie cazzate scritte, non importava se sulla carta o sul video, le rendesse un po' meno mie e più facilmente analizzabili e riutilizzabili, pensieri e parole del mostro e del santo che vivono dentro di me.
L'avevo sognato grande e forte, un piccolo scoglio in un mare calmo dove la nave delle certezze si potesse infrangere.
L'avevo visto come un luogo in cui avrei giocato con le parole sino a dare un nuovo significato, o a recuperarne uno vecchio, di cent'anni, che solo i lettori dello Zingarelli possono conoscere, o utilizzare.

Poi l'ho dimenticato, l'ho messo da parte come una madre snaturata, una gatta che lascia i gattini, soli e ciechi nel loro nascondiglio, per elemosinare qualche crocchetta lanciata da un balcone.

Ma ora sono tornata.
Non tutto quello che muore di Venerdì Santo risorge. Non tutti gli uccelli carbonizzati rinascono dalle loro ceneri. Sono leggende.
E io sono leggenda.