domenica 29 marzo 2009


Capitolo Duecentonovantacinquesimo. Catarsi


C'è chi legge il futuro nei fondi del té, chi, come me, nel fondo del lavandino, quando l'acqua scura dei piatti è scivolata via, rapida e volgare.

Guardo il fondo e vedo nocciole e pomodoro, farina sui bordi e residui di pasta, salvia e bucce di mele, cose che di per sé non dicono nulla, perché la magia non sta nella loro composizione, ma nel rito necessario a crearla.

C'è chi per riordinare i pensieri fa yoga, chi usa lo sforzo, annegandosi nelle patatine, chi prega ed aspetta un segno, chi preferisce farseli riordinare da un professionista.
Io cucino.

Prendo il disordine che ho dentro e lo proietto sul cibo, che sistemo e trasformo, una magia che tramuta problemi complessi in piatti semplici.

Non so cosa voglio dalla vita? Trito la carne, affetto le verdure e metto su il ragù, mescolo farina e uova, tiro la pasta.
Non so cosa fare della vita? Guardo il burro sciogliersi, penso, unisco zucchero e farina, ancora uova. Impasto, sfogo la violenza che mi autoinfliggerei altrimenti. Tiro di nuovo la pasta, do ad essa una forma, più forme: più cibi per più sfaccettature dello stesso problema.

Poi mangio, un rito antico: introietto tutto, in una nuova forma. E quando lavo i piatti, pulisco la cucina e guardo sul fondo del lavandino quello che vedo è il futuro, più pulito anch'esso.

In fondo mangiare è il modo più semplice che abbiamo per prenderci cura di noi stessi.

domenica 22 marzo 2009


Capitolo Duecentonovantaquattresimo. Arbre Magique


- Ho comprato un nuovo Arbre Magique per la macchina, il cocco mi aveva stufato.
- E cosa hai preso?
- Racing!
- E di cosa profuma? Olio bruciato e pneumatico fuso, con un leggero retroeffluvio di sudore?
- Beh, spero di no...
- ...
- Ok, ricomprerò il cocco.


Capitolo Duecentonovantatreesimo. Definizioni #2


Al ristorante.

- Certo che a volte entrano proprio comitive strane.
- Strane?
- Sì, strane.
- Tipo, come?
- Gente di mezza età, con vecchi e con ragazzotti.
- Si chiamano famiglie
- ...

lunedì 9 marzo 2009


Capitolo Duecentonovantaduesimo. Flash


Passi. Piedi. Passi e rumore. Passo: crepitio di foglie; passo: scricchiolio di legno; passo: fischio di gomma; passo: fruscio di tappeto.
Echi, vicini, che rimbombano nel vuoto, mentre le luci si spengono sul sipario della novità.
Saluti, voci, telefonate verso un pianeta lontano, che ci ostiniamo a chiamare casa.
Attesa di tutto, piacere di nulla, ovunque, solite storie, fabula e intrecci, soggetti di fotografie che si fingono immortali.

La vera solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l'estraneo siete voi.

mercoledì 4 marzo 2009


Capitolo Duecentonovantunesimo, Somewhere


Ci sono momenti della vita in cui bisogna riflettere, rifare il punto su se stessi, caricare le batterie e ritornare quello che si era anni fa.
Bertinoro - Panorama
Ci vuole tempo e concentrazione, analisi attenta delle risorse, capacità organizzativa, spregiudicatezza e leggerezza.
Ci vuole le compagnia giusta, il capirsi per metafore e il guardarsi negli occhi anche se ridotti a fessure, entità indipendenti con propria volontà.
Ci vuole il posto giusto.

Io ho tutto.