domenica 13 maggio 2007


Capitolo Centosettantesimo. Paradisi presunti


Venerdì, dopo sei ore di lezione ho pesato bene di pedalare sino da Decathlon (per km 6.8, stando alle stime di Google Maps) per acquistare un nuovo cestino per la mia superBike Wilma.

Giunta al paradiso dello sportivo, però, ecco la sorpresa: non c'è nemmeno una rastrelliera per le biciclette!
Che i ciclisti cittadini non si qualifichino come sportivi? Che di tale titolo si possano fregiare solo gli indomiti avventurieri, che con le loro ultraccessioriate mountain-bike scalano le montagne? O gli stacanovisti della pedalata, che con le loro bici ultrasottili ed ultraleggere solcano indefessi la Pianura Padana? Che il ciclista cittadino sia solo uno sfigato che non ha i soldi per comprarsi un'automobile? Dubbio atroce.

Dopo aver incatenato la bici alle corsie dei carrelli (cartelli stradali e alberelli erano già tutti occupati da altri colleghi) sono finalmente riuscita a raggiungere la corsia ciclismo (ma allora sono ciclista!), dove l'unico cestino in vendita costava 27,50 euro. Valore commerciale della povera Wilma: 25,00 euro.
Forse hanno ragione loro: sono solo una sfigata che non ha i soldi per comprarsi un'autovettura.

Butto le pive nel sacco (il cestino non l'ho acquistato) e pedalo leggera e astuta nel traffico (altri 8.7 km, sempre secondo il parere di Google Maps). Fanculo ai paradisi presunti, io e Wilma stiamo bene così.