giovedì 16 dicembre 2004


Capitolo Diciottesimo. Feticcio


Anch'io, come tutti, ho il mio feticcio: la pubblicità.
La adoro, la seguo, riconosco, a colpo d'occhio, loghi e stili. Quando, anni fa, guardavo ancora la TV identificavo senza fallo tutti i jingle e, ancora oggi mi sorprendo a dire, per identificare un pezzo: "Sai, quello dell'Aperol, quello con la tipa rossa che balla sul bancone". E per me quel pezzo è esattamente quello: non non ne ho mai saputo né autore né titolo.

Ed oggi, mentre navigavo senza meta tra gli scaffali della biblioteca, ho trovato, grazie al mio intuito infallibile, un libro geniale: Pubblicità Canaglia, dell'Università del Progetto edito da Zelig. E' un libercolo (si legge in meno di un'ora) che non solo fa il verso alla pubblicità, ma mostra anche quello che la pubblicità ci ha fatto diventare: una massa di consumatori acritici, eterodiretti, assueffatti a tutto. Anche all'orrore.

Mi sa tanto che lo acquisterò: li sento 12 euri spesi bene.
Poi, magari, lo recensirò anche.