Musica Rock da Vittula, Mikael Niemi
Vittula, quartiere povero di Pajala. Anni '50.
Questo è il background di storia un po' atipica per la nostra cultura: un romanzo di formazione che coinvolge dei ragazzetti in una terra lontana che non è Finlandia, ma neppure Svezia, il Tornedal dove non si era nessuno. ("non eravamo nessuno. I nostri genitori non erano nessuno. I nostri antenati avevano avuto un ruolo meno che nullo nella storia svedese. [...] Avevamo l'accento finlandese senza essere finlandesi, avevamo l'accento svedese senza essere svedesi. Non eravamo niente").
Vittula, già il nome un programma: diminutivo di Vittulajankka, significa passera, con chiaro riferimento all'organo genitale femminile. "L'origine del nome non era chiara, ma doveva avere a che fare con il gran numero di bambini che ci nascevano. [...] una specie di crudo omaggio alla fertilità femminile".
E' qui che crescono Matti, il narratore, e Niila, coprotagonista, in bilico tra una società in cui esiste "un'unica possibilità di diventare qualcosa, fosse anche la più insignificante. Fuggire" e la musica rock.
Musica scoperta a cinque anni: "la voce febbrile di Elvis", incisa su un 45 giri. E poi i Beatles. "Un'esplosione. [...] Un barile di polveri prese fuoco e fece saltare in aria la stanza. L'ossigeno si esaurì, fummo scagliati contro le pareti [...] mentre la casa turbinava a folle velocità. [...] mentre il sangue veniva spinto nei nostri cuori confluendo in una massa rosso viscerale, prima che la pressione si invertisse e lo facesse esplodere in direzione opposta [...] Dopo un'eternità il turbine si fermò. [...] Per un po' non riuscimmo ad aprir bocca. Restammo semplicemente lì a sanguinare, svuotati e felici nel silenzio che risuonava."
"Una volta scoperto il potere della musica, non si può tornare indietro."
Matti lo sa bene, chiuso nel garage, impegnato in grottesche imitazioni dei rocker con una chitarra di compensato e un rotolo di carta igienica come microfono. Un amore che coinvolge anche Niila e li renderà uno voce e l'altro chitarra ritmica di un gruppo rock.
La fondazione della band è facilitata dall'arrivo del nuovo maestro di musica, Greger, che compra degli strumenti "veri", con amplificatori e tutto quello che serve, e che trova loro una chitarra solista, Holgeri, giovane Jimi Hendrix nordico.
Manca soltanto più il batterista, ma non è difficile trovarlo fra i superstiti del campionato mondiale juniores di resistenza all'alcool. Con qualche difficoltà Erkki riesce finalmente a legare, soprattutto musicalmente, con il resto del gruppo.
E' fatta: la musica è diventata la loro insostituibile via d'uscita dall'isolamento.
Questa la fabula principale intermezzata da moltissimi aneddoti, la maggior parte autobiografici: un bambino, maltratto dal padre, che pronuncia le sue prime parole in Esperanto, una nonna morta e sepolta che ritorna come fantasma assassino, un inquietante vecchietto ermafrodita, il matrimonio tradizionale, condito con alcool e spacconate autocelebrative, gare di resistenza alla sauna e all'alcool, guerre di ragazzini, zuffe tra comunisti leninisti e socialdemocratici antisovietici, vecchi nazisti ossessionati dai topi, maestri che, in bici, sfidano il pulmino della scuola e molto, molto altro.
Un romanzo fresco, falsamente ingenuo, ottimo esempio di mimesi linguistica dove il registro varia a seconda dell'età dl narratore.
Divertente, spesso esilarante, a tratti duro, spesso crudo. Un libro da leggere magari davanti al camino, per ricreare quell'atmosfera un po' nordica. Ma magari anche no: bastano le parole di Niemi per trasferirci, per magia, a Pajala.
Una curiosità: dal libro sarà tratto un film. Il regista? Un iraniano, che, però, vive da dieci anni in Svezia.
Mikael Niemi
Musica Rock da Vittula
Iperborea
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