venerdì 1 maggio 2009


Capitolo Duecentonovantanovesimo. Lezione di Religione


Prima di divenire epicurea, per vocazione e passione, fui cattolica, per educazione.
Frequantai il catechismo, di cui mi rimangono le conoscenze necessarie per interpretare un'opera d'arte, distinguendo con classe un San Sebastiano o un San Simone, ed in cui appresi un certo modus operandi, che mi consente di avere sempre la risposta pronta e la coscienza pulita.
Devo ammettere, però, che due insegnamenti mi segnarono: il primo afferma che, anche se il sole è coperto dalle nuvole, c'è sempre, il secondo invita a fare come i marinai, che, dopo lunghi periodi di navigazione, attraccano, dimenticano i soliti mestieri e prendono riposo.

E' strano come queste due massime, esulate dal loro contesto originario, diventino l'una la continuazione dell'altra: l'invito, semplice, a fermarsi a pensare, senza perdere la speranza per il futuro.
Sono consigli ragionevoli: non si può sempre correre e costruire: la fretta è cattiva consigliera. E' necessario fermarsi, a volte, valutare quanto concluso e decidere, con la calma dei giusti, cosa tenere e cosa, eventualmente, disfare: meglio una distruzione programmata, che un crollo accidentale.

Se vi state chiedendo dove sono: in un porto sicuro, ad esaminare una visura catastale.