martedì 22 gennaio 2008


Capitolo Duecentodiciassettesimo. Sguardi


Serata tranquilla al lavoro, poca gente, gentile oltretutto: si vede che finiremo presto. Mi proietto già nel letto ad attendere la mezzanotte, quando è Tele Krueger ad augurare la buona notte.

Invece no, entrano i soliti clienti molesti: pochi, ma buoni.
Sono tre questa volta: ben vestiti, educati e un po' strambi. Menù dietetico (niente salse o condimenti) per uno, quello che c'è per gli altri. La roba è pronta in fretta. Servizio dedicato, veloce: dovrebbero essere soddisfatti. Dovrebbero anche starmi antipatici, ma, nonostante abbiano rovinato i miei piani, non riesco a odiarli. Strano. Li studio sott'occhio, hanno qualcosa di particolare, soprattutto uno, ma cosa?

Poi quell'Uno si alza, mi punta, è altissimo, mi guarda, mi sciolgo, mi vedo, per un attimo, già a tradire il non. Poi gli elenco i dolci, professionale e simpatica, nonostante l'ora e nonostante quegli occhi, che mi guardano ancora un po' così e mi fanno ribollire il sangue.

Preparo i dolci, li porto, sorrido con il mio migliore sguardo furbetto, che già stese molti uomini: non riesco a non civettare. Contraccambia, mioddio cos'ho fatto! Il non prima di tutti. Svanisco nei meandri della cucina, non prima di un altro sguardo.

Lo dico al non, ci ride su: se quello torna io non riderei tanto.
Se non fossi sposata...