lunedì 7 febbraio 2005


Capitolo Quarantesimo. Vocazioni


Se fosse vero quanto afferma Mario Vargas Llosa, ne Lettere ad un aspirante romanziere, significa che nella mia vita ho sbagliato qualcosa.
Devo solo capire se sono ancora in tempo per rimediare.


Gli scrittori sono una minoranza che [...] (in) un determinato momento hanno deciso di essere scrittori. Si sono scelti in quanto tali. Hanno organizzato la propria vita in modo da trasferire alla parola scritta quella vocazione che, fino ad allora, si era accontentata di immaginare, nell'impalbabile segreto della mente, altre vite ed altri mondi. [...] Ma impegnarsi ad esserlo, decidere di orientare la propria vita in funzione di quel progetto, è già un modo - l'unico possibile - di cominciare ad esserlo. [...]
La vocazione letteraria non è un passatempo, uno sport, un gioco raffinato che si pratica nei momenti di svago. E' una dedizione esclusiva ed escludente, una priorità a cui non si può anteporre nulla, una servitù liberamente scelta che rende le proprie vittime (vittime felici) degli schiavi.