domenica 17 giugno 2012


Capitolo Trecentosessantasettesimo. dio!

Solita notte da torinesi in Gran Madre: cambiano solo le zeppe -che di solito non porto, e la marca della birra -Poretti venduta sottocosto dopo la crisi del mercato immobiliare.

Traffico bloccato all'altezza del ponte, ci si chiede cosa si aspetti a fare di via Po una zona pedonale notturna per poi rispondersi, immediatamente, che si perderebbe il piacere di vedere la auto posteggiate sequestrate dai carriattrezzi: molto meglio così, con le polveri sottili al massimo storico a compensare il mio stop alle sigarette.

La Gran Madre è la vetrina migliore per la meglio umanità: bimbiminchia minchiaoh, famiglie, uomini scalzi che hanno perso la cintura dei pantaloni, coppie con il gelato, odore e voglia di minchia -l'unico mercato in cui la domanda non riesce mai a sposare l'offerta, e quello lì: camicia azzurra con manica a tre quarti, pantalone capri, mocassino senza calze, più inscopabile della Merkel con le ballerine, che passi il culone, ma la calzatura, dio!, la calzatura!
Lui con la camicia azzurra manica tre quarti, capri, mocassino, la Mercedes Classe A anno 2000, nemmeno avesse la Porche 911 anno 2011, che passi la macchina, ma tirarsela, dio!, la Classe A!
Lui, camicia azzurra, Classe A, capello lungo che voglio fare il milanese, cellulare in mano che voglio fare il milanese, urlando al cellulare che voglio fare quello che ha qualcuno con cui parlare.
Lui, dio!, parcheggia davanti alla Gran Madre e poi al telefono:
- Ci vediamo ai Muri. Come non trovi parcheggio? Io ci ho messo meno di un secondo.
Lui,  dio!, possa tu stanotte spostare stanotte i carriattrezzi a ripulire questa vetrina della meglio umanità.