sabato 31 marzo 2012


Capitolo Trecentossessantaseiesimo. Perché non scrivo più

Mi è stato fatto notare che è dal 5 febbraio che non scrivo più nulla. Pensare che ho anche chiuso l'account Facebook, per non perdere tempo -meglio la internet quella vera, quella piena di gattini.
Non che prima del 5 febbraio scrivessi molto di più. Post centellinati nella frequenza e nei caratteri, così corti che più che post sembravano Tweet -e pensare che l'account Twitter ce l'ho, ma non lo uso mai.

Non ho più nulla da dire: dall'urgenza dell'adolescenza di urlare, sono passata a quella adulta dell'ascoltare. No, non è vero, non del tutto almeno: sono passata all'esigenza del fare e il fare richiede tempo e dedizione.
Fare piani per il futuro richiede tempo. Tempo per capire dove voglio arrivare e cosa voglio sacrificare.
Fare pulizia nella mia vita richiede tempo. Tempo per capire quali oggetti buttare e quali persone evitare.
Fare attenzione a me stessa richiede tempo. Tempo per capire chi sono, cosa mi piace, goderne -prima che sia troppo tardi.

Scrivere una tesi di dottorato richiede tempo e tante, tante parole. Troppe parole.
Ho la nausea delle parole: il problema è quello.