giovedì 4 giugno 2009


Capitolo Trecentocinquesimo. I sogni son desideri?


A volte mi interrogo sul potere dei sogni.
Non quelli che il buon Sigmund amava evirare, ma quelli più ingannevoli: quelli che sogniamo lontano dal sonno, quelli che componiamo, narratori impazziti, sulla nostra pelle.

Personaggio in cerca d'autore, che da solo vuole inscenare il proprio dramma, vittima e carnefice.
Con la maestria di un Dalí, disegna una realtà che non esiste, tentato come sant'Antonio: paesaggi sospesi e cristallini di cieli tersi, con una nube all'orizzonte, ad ingannarlo che il male esiste, lontano.
Personaggio che si orienta con le scialbe stelle di una costellazione postmoderna, come la favola dolce che si narra ogni notte ed ogni giorno.

Veleno mellifluo, che lo sveglia ogni mattina e lo riposa ogni sera, che lo spinge avanti, sul sentiero della vita: illusione.

Al momento di aprire gli occhi, quando la luce solletica fastidiosa la palpebra?
Delusione, per una cosa in cui credeva, ma che non esiste. Carota inseguita da un ciuco, che non ne ha mai in bocca il sapore.

Se devo costruire qualcosa voglio che sia vero, non che si sgretoli al primo raggio.

La realtà è quella cosa che, anche se smetti di crederci, non svanisce.

1 Commenti:

  • concordo alessia...strano.
    e anche sulla citazione.
    philip dick è uno dei miei scrittori preferiti.
    "le tre stimmate di palmer eldritch" il suo romanzo preferito (ma non li ho letti tutti).
    Insieme a "Q" di luther blissett uno dei libri che mi vien voglia, ciclicamente, di rileggere.

    sempre avanti alessia

    il fedele osservatore di Vostra Signoria

    d.

    Di Anonymous Anonimo, scritto alle 05/06/09, 16:29  

Se hai qualcosa da dire...

< Home