domenica 29 novembre 2009


Capitolo Trecentotrentaduesimo. Bilancio

Restare sveglia sino all'ora dell'appuntamento: 3 caffe, macchiati.
Riscaldarsi per la serata: 3 amari del capo, gelidi.
Raggiungere il luogo dell'appuntamento: 15 minuti, con Wilma.
Prendersi una sbornia colossale: 1 negroni, senza ghiaccio.
Imbucarsi ad una serata di soli uomini: 1 botta di culo, incredibile.
Discorre di prostata e palle di pelo raccate: non ha prezzo.

Per questo e per tutto il resto: ringrazio gli amici.

martedì 24 novembre 2009


Capitolo Trecentotrentunesimo. Concione


kincob - Sicuro, fa fine e non impegna.
alesssia - Chic!
k - Noblesse oblige!
a - Nobile e cavalleresco,
k - Raffinato, da vero principe.
a - Da uomo d'altri tempi.
k - Di una classe evidentemente superiore.
a - Degno di nota, caratterizzante nella sua semplicità.
k - Autoesplicativo, fenomenico e sinanche un poco goliardico.
a - Oltremodo significativo, senza mai essere autoreferenziale.
k - Universale, facilmente riconducibile al suo significato semantico.
a - Anticlassista, apolitico e apolide.
k - Geniale nel suo essere quasi proletario, ma che interessa tutte le sfere della scala sociale.
a - Un filo di Arianna a due dimensioni, che lega, orizzontalmente, i luoghi e, verticalmente, le gerarchie.
k - L'anello mancante nella scala evolutiva darwiniana, applicato all'ambiente culturale su scala mondiale.
a - Esempio di maieutica che, trascendo il dialogo, a volte fallace, si concentra sul gesto, al fine di estrarre il nostro essere più recondito.
k - Un preclaro esempio di come la gestualità mimica, a volte, travalichi il significato desueto delle parole per arrivare al nocciolo dell'espressività popolare.
a - Il chiarissimo esempio di come il livello culturale di un popolo si sia evoluto: lo sguardo volto verso il futuro, ed il cuore appoggiato al passato, nel quale affondano le nostre radici più sincere.
k - Senza dimenticare che il gesto in sé e per sé ha alto valore formativo per le generazioni che si succedono al mondo, arrivando a toccare punte ormai prossime alla tradizione. La vera cultura si fonda su questi piccoli riti quotidiani preservando le identità in un arco spazio temporale esteso.
a - Perché, nonostante la morale comune tenda a circuire questo gesto, classificandolo, con falsi moralismi, come becero richiamo ad un passato buio ed ormai superato, le nuove generazioni, dotate di una coscienza propria, fintantoché frivola, continuano a farlo proprio ogni giorno rendendolo al contempo moderno e immortale.
k - Esatto! Fino ad assurgere a simbolo riassuntivo dell'epoca moderna, perfetta perifrasi della condizione esistenziale attuale che, in un momento difficile, cerca di allontanare i fantasmi di una crisi materiale e spirituale con un ritorno alle origini più semplici e pure, di modo che possa fiorire ancora una volta la speranza in un futuro più radioso, ancorché radicato a certe esperienze del passato.
a - Il filo continuo che ci lega ai nostri avi, radice delle nostre tradizioni, pulsione localistica ad una globalizzazione imposta, pulsione globalistica ad una localizzazione forzata. Il gesto ultimo per eccellenza, che, catarticamente ci eleva alla dimensione mistica. Líbera nos a Malo, il suo significato.
k - La constatazione più che evidente che questi ponti gettati tra epoche remote e diversissime, servono a mettere in luce le caratterizzazioni comuni a sì lontani e diversi modi di intendere la vita in tutti i suoi aspetti. Propendo nel definirli lo zoccolo duro che permea il substrato culturale dell'umanità. Da non confondersi, ovviamente, con le zoccole molli che permeano il substrato politico-affaristico della stessa e che fanno gridare "O tempora, o mores" a coloro che non si affidano alle solide radici gestuali tramandateci per via orale, ma ancor più gestuale.
a - Seguiamo perciò questa strada del ricordo, lasciamo che siano le gesta a tramandarci nella memoria dei posteri. Permettiamo che siano queste le azioni per cui, un giorno, i nostri figli ci emuleranno, non quelle altre, laide, che conducono la nostra classe dirigente, e non solo!, a manipolare le stesse parti con pari audacia, simil vigore, ma ben diverso fine. Ad insudiciar le virili membra con vili ed egoistici pensieri e non, come nel nostro caso, con lucidi appelli ad una fine lieta e, per tutti, felice.

anonimo ascoltatore - Si potrebbe sapere di cosa discorrete, con cotal fervore?
a e k (insieme) - Della grattatina scaramantica, che diamine!

Grazie a kincob, che si è prestato a questo gioco.

lunedì 16 novembre 2009


Capitolo Trecentotrentesimo. Sabato sera alla discoteca

Sabato sera, a ballare, proprio non ci volevo andare. Non che ci fosse nessuno a puntarmi una pistola alla testa, ad intimarmi ad entrare in quella discoteca di infima categoria, ma. Ma dieci minuti dell'amico D., a guardarmi negli occhi e dirmi Ti prego, sai che insieme ci divertiamo e Ti giuro che appena ti annoi ti porto a casa ti fanno capire che la violenza psicologica è più subdola, ma non meno efficace.

Quindi in quella discoteca ci ero entrata, pentendomi nel momento stesso in cui la mia mano sfiorava la drink card. Volevo fuggire di nuovo fuori, nella rassicurante nebbia, ma la mano di D. mi tratteneva, delicata ma ferma, guidandomi al guardaroba.

Dentro sapevo gia cosa mi aspettava: segaioli con età variabile tra i 15 ed i 65, ragazze così giovani da ispirarsi alle bambole nel trucco e nell'abbigliamento (Tra l'altro lo sapevate che nella collezione 2009/2010 è uscita Barbie battona? In tre varianti: BDSM, lolita e donna da marciapiede), qualche bell'imbusto che se la tirava cosi tanto da farmi ricredere sull'elasticità di alcuni materiali.
Un tale stuolo di chiome tinte, ciglia finte, latex e pelle da sembrare di partecipare ad film porno ungherese di seconda categoria.

Un film porno, però, senza vie di fuga, dove non era possibile fare eject della videocassetta ed andare a dormire con un po' di vergogna. Non mi restava che ballare una musica rave-style, solo molto piu sfigata.

Tanta gente che ondeggiava a tempo con solo due passi: sposta il peso a destra, sposta il peso a sinistra, ripetuti non necessariamente in modo alternato. Solo un uomo rompeva la monotonia della folla, muovendosi di femmina in femmina. Egli urlava un breve discorso nelle orecchie della prescelta, che diniegava risoluta.

Che fosse un regista porno ungherese in cerca di attrici?
Si stava avvicinando a me: la serata stava prendendo una buona piega, almeno per la mia curiosità, sino a quando una ragazza acconsentì.

Salì sul palco e si scoprì che nel pubblico c'era un tipo che portava in scena un performance in cui veniva schiaffeggiato e calpestato. Praticamente un furbacchione che cercava una mistress. La ragazza ci diede dentro, ma con dolcezza.

Delusa guardai D.:
- Perché non è toccato a me?
- Perché la giustizia divina ha voluto impedire che trasformassi la tua carogna in sessanta giorni di prognosi.

martedì 10 novembre 2009


Capitolo Trecentoventinovesimo. Le parole che non ti ho detto (neanche questa volta)

- Senta non c'è nulla che mi piaccia. Mi può consigliare lei qualcosa che di solito tutti gradiscono?
- Guardi, non saprei. Se vuole le posso praticare una fellatio: raramente qualcuno l'ha trovata non di proprio gusto. Mi spiace però, ma non posso proprio farla rientrare negli undici euro del menu. Le va bene lo stesso?

- Serve il PIN della carta? Dovrei digitarlo?
- No, lo dica pure a me. Mi dice anche quant'è il massimale per il prelievo da sportello? Così, non si deve disturbare neppure per la mancia.

- Ma la panna è fatta con il latte?
- Vede, vista la crisi ci siamo dovuti differenziare. Per questo in cucina abbiamo montato un piccolo set cinematografico e ci dilettiamo come attori porno amatoriali. Conosce la serie "Cuoco e cameriere fanno sempre godere"? A questo punto, dato che né dei maiali, né delle maiale, si butta via nulla, può immaginare quale sia l'origine della panna. A proposito, vuole un autografo?

martedì 3 novembre 2009


Capitolo Trecentoventottesimo. Degustazioni

L'orario di visita al Martini è dalle 19.30 alle 20.30, esattemente trenta minuti dopo il servizio della cena. Quello che ci accoglie, però, non è il solito odore di mensa di ospedale, curioso mix di minestra di verdura, disinfettante ed antibiotico: questa è proprio puzza di cadavere.

Osserviamo il vassoio di G.: in un settore un liquido denso ed arancione fa da pista di galleggiamento per pezzi informi di pastina - Brodo di pollo, suggerisce; in un altro un mucchietto di verdure stinte termina la decomposizione, mentre nel terzo un fetta di arrosto dall'aspetto dubbio attende intatta la sua agonia. Solo una mela, poco lontano, trova il coraggio di sorridere.

- Che carne è questa?
- Boh, tu lo sai?
- Polpaccio, sembra
- Sì, ma di cristiano
- L'assaggio!
- Sei pazzo? Non la mangio io...
- ...
- Dunque?
- Cristiano è cristiano, ma credo sia avambraccio.
- ...
- Sa di cazzo...

Nel caso qualcun altro si chiedesse cosa sia.