martedì 30 novembre 2004


Musica Rock da Vittula, Mikael Niemi


Vittula, quartiere povero di Pajala. Anni '50.

Questo è il background di storia un po' atipica per la nostra cultura: un romanzo di formazione che coinvolge dei ragazzetti in una terra lontana che non è Finlandia, ma neppure Svezia, il Tornedal dove non si era nessuno. ("non eravamo nessuno. I nostri genitori non erano nessuno. I nostri antenati avevano avuto un ruolo meno che nullo nella storia svedese. [...] Avevamo l'accento finlandese senza essere finlandesi, avevamo l'accento svedese senza essere svedesi. Non eravamo niente").

Vittula, già il nome un programma: diminutivo di Vittulajankka, significa passera, con chiaro riferimento all'organo genitale femminile. "L'origine del nome non era chiara, ma doveva avere a che fare con il gran numero di bambini che ci nascevano. [...] una specie di crudo omaggio alla fertilità femminile".

E' qui che crescono Matti, il narratore, e Niila, coprotagonista, in bilico tra una società in cui esiste "un'unica possibilità di diventare qualcosa, fosse anche la più insignificante. Fuggire" e la musica rock.

Musica scoperta a cinque anni: "la voce febbrile di Elvis", incisa su un 45 giri. E poi i Beatles. "Un'esplosione. [...] Un barile di polveri prese fuoco e fece saltare in aria la stanza. L'ossigeno si esaurì, fummo scagliati contro le pareti [...] mentre la casa turbinava a folle velocità. [...] mentre il sangue veniva spinto nei nostri cuori confluendo in una massa rosso viscerale, prima che la pressione si invertisse e lo facesse esplodere in direzione opposta [...] Dopo un'eternità il turbine si fermò. [...] Per un po' non riuscimmo ad aprir bocca. Restammo semplicemente lì a sanguinare, svuotati e felici nel silenzio che risuonava."

"Una volta scoperto il potere della musica, non si può tornare indietro."
Matti lo sa bene, chiuso nel garage, impegnato in grottesche imitazioni dei rocker con una chitarra di compensato e un rotolo di carta igienica come microfono. Un amore che coinvolge anche Niila e li renderà uno voce e l'altro chitarra ritmica di un gruppo rock.

La fondazione della band è facilitata dall'arrivo del nuovo maestro di musica, Greger, che compra degli strumenti "veri", con amplificatori e tutto quello che serve, e che trova loro una chitarra solista, Holgeri, giovane Jimi Hendrix nordico.

Manca soltanto più il batterista, ma non è difficile trovarlo fra i superstiti del campionato mondiale juniores di resistenza all'alcool. Con qualche difficoltà Erkki riesce finalmente a legare, soprattutto musicalmente, con il resto del gruppo.

E' fatta: la musica è diventata la loro insostituibile via d'uscita dall'isolamento.


Questa la fabula principale intermezzata da moltissimi aneddoti, la maggior parte autobiografici: un bambino, maltratto dal padre, che pronuncia le sue prime parole in Esperanto, una nonna morta e sepolta che ritorna come fantasma assassino, un inquietante vecchietto ermafrodita, il matrimonio tradizionale, condito con alcool e spacconate autocelebrative, gare di resistenza alla sauna e all'alcool, guerre di ragazzini, zuffe tra comunisti leninisti e socialdemocratici antisovietici, vecchi nazisti ossessionati dai topi, maestri che, in bici, sfidano il pulmino della scuola e molto, molto altro.


Un romanzo fresco, falsamente ingenuo, ottimo esempio di mimesi linguistica dove il registro varia a seconda dell'età dl narratore.

Divertente, spesso esilarante, a tratti duro, spesso crudo. Un libro da leggere magari davanti al camino, per ricreare quell'atmosfera un po' nordica. Ma magari anche no: bastano le parole di Niemi per trasferirci, per magia, a Pajala.


Una curiosità: dal libro sarà tratto un film. Il regista? Un iraniano, che, però, vive da dieci anni in Svezia.


Mikael Niemi
Musica Rock da Vittula
Iperborea

lunedì 29 novembre 2004


Capitolo Dodicesimo. Psicomorfie quotidiane


Ieri sera Lui mi ha portato due libri: Philip K. Dick, In questo piccolo mondo e William Styron, Un letto di tenebre.

Lo conosco abbastanza per sapere che aveva qualcosa da farsi perdonare.
Lui sa cosa, io lo posso solo intuire.

domenica 28 novembre 2004


Capitolo Undecimo. Parentesi colturale colta


Venerdì sera è stato un venerdì sera diverso. Niente lavoro con a seguire le solite birrozze con la solita compagnia nelle solite tappe del localtour.
Venerdì sera sono andata a teatro a vedere il "Cyrano. Così è se vi pare", di Massimo Fini.
Non ci sono parole per descriverlo, bellissimo.

Visto le accuse contro la psedudemocrazia che ci governa (non solo in Italia) e contro la società moderna del "Produci. Consuma. Crepa." (che piano piano si sta trasformarso nel ben più perverso "Consuma. Produci. Crepa.") non mi stupisce che sia stato censurato da mamma RAI.

Viste le domande poste durante il dibattito a fine spettacolo, dove personaggi pseudocomuintelletualoidi con paroloni da senato accademico dimostravano di non aver capito il senso di quanto messo in scena, non mi stupisce che il mondo sia com'è adesso.

lunedì 22 novembre 2004


Capitolo Decimo. Il lavoro rende liberi


Mi sono arrabattata per due anni a cercare lavoro e da quando, lo scorso anno, ho trovato questo da cameriera non faccio altro che ricevere proposte allettanti: programmatrice VisualBasic + MySQL, oppure PHP + MySql, o ancora Java + Oracle... Peccato che debba rifiutarle tutte: bisogna scrivere la tesi e cercare di laurearsi entro settembre.

Ed intanto L. è stata licenziata e il nostro progetto casalingo è saltato a data da destinarsi. Di nuovo.

Non ho neanche la forza di incazzarmi: persevero nella depressione.

domenica 21 novembre 2004


Capitolo Nono. Variazioni Spaziotemporali


Budapest, questa estate
Io e Lui (mi sembra esagerato dire Noi) siamo stati in vacanza in Ungheria, trascorrendo quei pochi giorni che ci restavano da condividere con l'ossessione, più che altro sua, di portarci a letto un esemplare della popolazione autoctona. Per dimostrarci chissà cosa, poi.

Torino, questa sera
Un ragazzo ungherese mi lascia il suo numero.

Certo che è strano questo porco mondo.

giovedì 18 novembre 2004


Capitolo Ottavo. Il nocciolo della questione


Il problema tra me e Lui era uno solo: Lui voleva sesso, io cercavo amore. Io ho dato, Lui ha ottenuto.

Ricordando il buon vecchio Paz, nel lontano '70:


Se
se
Tu
Vuoi
io
Ti
posso
fare
un
ditalino
ciò
naturalmente
se tu vuoi
io ti posso
a
m
a
re


martedì 16 novembre 2004


Capitolo Settimo. Piccoli passi avanti


Oggi c'è stata la prima riunione per la casa con la nuova e compattissima formazione: io e L.
Davanti al solito caffè, nel solito bar con i soliti avventori. Il posacenere immancabilmente pieno di cicche.
Anche i discorsi sono stati gli stessi, ma almeno questa volta ci siamo messi a cerchiare qualche annuncio.

Venerdì pomeriggio si replica: riusciremo ad approdare qualcosa?

Un giorno, forse, racconterò anche la storia della casa. L'intitolerò: "Cronaca di un fallimento", o qualcosa del genere.

lunedì 15 novembre 2004


Capitolo Sesto. Qualche banalità


Ho appena terminato di vedere La guerra dei Bottoni.

Mi ha fatto pensare a quando avevo dieci anni e qui in paese si facevano le guerre di quartiere. Ora non si fa più, non perché, come cantava il buon vecchio Adriano, non ci sia più erba, ma perché non ci sono più bambini: tutti parcheggiati davanti a TV, PC, PS.

Mi sono venuti in mente i lazzi lanciati tra banco e banco, alle elementari, le corse nei prati, le merende comunitarie e i parti degli animali. Oggi vedere partorire una mucca è una pratica RadicalChic che costa fior fior di euro.

Mi sono ricordata le vecchie amicizie, quelle nate da cortile a cortile, da balcone a balcone. Meno male che qualcosa di buono in questo sporco mondo c'é ancora. O almeno, mi piace crederci.

Comunque un gran bel film, La guerra dei Bottoni, anche se datato. Dovrei procurarmi il libro.

sabato 13 novembre 2004


Capitolo Quinto. Precisazione


Serata tranquilla e sonnacchiosa, di sottofondo scivolano i Led Zeppelin, dal primo album all'ultimo, in ordine assolutamente cronologico.

La mia vita, da un paio di anni a questa parte si compone di tre semplici obiettivi, ivi elencati in ordine puramente casuale:
1 - trovare un Fidanzato
2 - mettere su casa
3 - condurre una trasmissione radiofonica
nessuno dei quali attualmente raggiunto.

Ora potete capire da dove deriva la mia depressione cronica.

lunedì 8 novembre 2004


Capitolo Quarto. Fegato e Cioccolato


E' ora di cena, ma stasera non ho nessuna voglia di mangiare. Come al solito. Ricomincio ad avere le nausee, fitte al fegato e lo stomaco chiuso.
Mangerei della cioccolata, se ce ne fosse.

Sto male, peso sempre meno, fumo sempre più. Sono stanca. L'umore è peggio del solito, per quanto sia possibile.
Magari un po' di cioccolata potrebbe tirarmelo su, se solo ce ne fosse.

So che dovrei sformzarmi di buttare giù qualcosa, ma io voglio la cioccolata, e la ciocolata non c'é.

Mi viene in mente un pezzo di Esperanto, di Rodrigo Fresàn.
"- [...] O forse sono troppo codardo per togliermi la vita, scusa, per suicidarmi. E allora ho optato per questa specie di pianificazione pubblica. Per il mio suicidio. In comode rate. Tutti i mesi fino alla mia morte, chiaro. Mi lascio morire a poco a poco. Risparmiando. E' un bel giorno tutti penseranno che sono morto. Di vecchiaia. O di qualche malattia. Ma in realtà a nessuno verrà in mente che mi sono suicidato al rallentatore...
- Non ti capisco. E non lo trovo divertente."


Neppure io lo trovo divertente. Riproverò ad aprire il frigo, o qualche armadietto, magari qualcosa succede. Magari trovo della cioccolata.


Durante la lettura di questo post è consigliato l'ascolto di Fegato. Il fatto che si scelga la versione di Vasco o degli Arsenico è totalmente indifferente e dipende unicamente dai gusti musicali individuali

domenica 7 novembre 2004


Capitolo Terzo. Coordinate Spaziotemporali


Presente
Non male come mattina.
Arrivo dalla Lega dei Furiosi, Murazzi del Po (TO). Serata Goatransparty, una sorta di rave organizzato da Radio 2000 Blackout, l'unica radio libera nell'etere torinese

Sorseggio un long drink che mi sono preparata or ora, Pampero scuro e succo di pesca, il tutto on the rocks, mentre la shuffle playlist di winamp suona, manco a farlo apposta, Bring an other drink, direttamente dalla compila Atomic Cocktails.

Passato
Non male neppure la serata.
Ho visto Lui, che si è defilato in tutta fretta per impegni che lo sveglieranno tra alcune ore. Abbiamo chiacchierato qualche minuto: bello.
Bella anche la festa, nonostante la musica. Bella per la gente, quella del Giro, che riesce sempre a farti ridere un po'.

Mi hanno trascinata via gli amici a forza: mi ero invischiata dietro il bancone del bar, a servire Bionde alla spina, per chi aveva ancora qualche moneta, e a dispensare acqua, per chi non ce la faceva più. Se non fosse per loro chissà a che ora me ne sarei andata.

Futuro
Non male nemmeno l'alba che si avvivina.
L'attenderò sigaretta in bocca e bicchiere in mano, orecchie tese a tutto quanto le casse avranno intenzione di vomitare.

Poi andrò anch'io a letto. Per questa notte ho già dato.

lunedì 1 novembre 2004


Capitolo Secondo. L'alcolismo e le delusioni della vita


Dopo un'anno di astinenza assoluta, senza nemmeno il sorso di spumante a Natale, i miei problemi d'alcolismo molesto ritornano.

Tutta colpa di Lui e della sua Nuovo Fidanzata. Quella perfetta, non come me. Tutta colpa mia, che continuo a non starci dentro.
Cinque serate, cinque ciucche. Ma stesera non faccio il più uno. Spero.

Mi viene in mente uno dei piccoli capolavori di Sepulveda, Diario di un Killer Sentimentale.

Quando la sua Gran Figa Francese lo lascia al povero killer non resta che cercarsi una puttana mulatta, per "star solo e dare qualche sollievo al corpo" e farsi spedire, dal bar dell'albergo, una bottiglia di whisky.
"E così passai la notte di quella brutta giornata senza aprire la bottiglia anche se avevo una voglia terribile di ubriacarmi [...] perché anche se cornuto, un professionista è sempre un professionista."

Ma io sono una professionista?